Ozonoterapia per la Sindrome da Fatica Cronica

Share This :

L’Ozonoterapia per la Sindrome da Fatica Cronica (CFS)

L’Ozonoterapia sta trovando applicazione nel campo della Sindrome della Fatica Cronica. E’ possibile rivolgersi agli specialisti di Villa Arbe del gruppo Nefrocenter per avviare un percorso adeguato in grado di combattere la problematica. 

La sindrome da fatica cronica rappresenta una vera e propria sfida clinica. La difficoltà diagnostica, la mancanza di biomarcatori specifici, l’impatto devastante sulla qualità della vita e l’assenza di terapie definitive ne fanno una patologia ancora sottovalutata. L’ossigeno-ozono terapia, grazie alla sua azione sistemica e integrata, si propone come un’opzione efficace e ben tollerata, capace di offrire ai pazienti un significativo miglioramento della sintomatologia e una migliore qualità di vita.

La sindrome da fatica cronica (CFS), conosciuta anche come encefalomielite mialgica (ME/CFS), è una patologia complessa e debilitante, spesso sottovalutata e difficile da diagnosticare. Si manifesta con una stanchezza intensa e persistente, che non migliora con il riposo e limita fortemente la capacità della persona di svolgere attività quotidiane. Accanto alla fatica, si riscontrano disturbi cognitivi, dolore muscolare, cefalee, insonnia e malessere post-sforzo. Per i pazienti, si tratta di una condizione che stravolge la vita, priva di cure risolutive, ma per la quale l’ossigeno-ozono terapia rappresenta oggi una concreta possibilità terapeutica.

Definizione e diagnosi della CFS

La CFS ha acquisito rilevanza clinica solo negli ultimi decenni, con la definizione dei criteri diagnostici da parte dei CDC americani nel 1994, noti come criteri di Fukuda. La diagnosi si basa sulla presenza di una fatica cronica inspiegabile, della durata di almeno sei mesi, accompagnata da almeno quattro dei seguenti sintomi:

  • disturbi della memoria o della concentrazione;

  • faringite ricorrente;

  • linfonodi dolenti;

  • dolore muscolare;

  • dolore articolare non infiammatorio;

  • cefalea di nuova insorgenza;

  • sonno non ristoratore;

  • malessere post-sforzo di almeno 24 ore.

È fondamentale escludere altre patologie che potrebbero causare sintomi simili, come ipotiroidismo, epatite, depressione maggiore, schizofrenia, obesità grave, abuso di sostanze o disturbi psichiatrici severi.

Valutazione clinica e test

Non esiste un test specifico per la diagnosi della CFS. La diagnosi si ottiene con un’attenta anamnesi, una visita clinica completa, l’esame dello stato mentale e una serie di test di laboratorio volti ad escludere altre cause: emocromo, TSH, elettroliti, transaminasi, VES, esame delle urine e altro ancora. In alcuni casi, si utilizzano scale di valutazione della fatica come la Fatigue Severity Scale (FSS) o la Fatigue Impact Scale (FIS).

Il ruolo del sistema immunitario

Negli ultimi anni, numerosi studi hanno evidenziato il coinvolgimento del sistema immunitario nella genesi della CFS. Si riscontrano spesso alterazioni nelle citochine infiammatorie, riduzione dell’attività dei linfociti Natural Killer (NK), aumento di linfociti CD8+ attivati e presenza di autoanticorpi. Alcuni pazienti mostrano un andamento ciclico della malattia, con riacutizzazioni legate a infezioni virali (in particolare da Epstein-Barr virus – EBV), e una risposta alterata del sistema immunitario alle infezioni. Le donne sembrano essere più colpite, con sintomi più gravi, probabilmente anche per il ruolo degli ormoni sessuali e dei contraccettivi orali.

Trattamenti convenzionali

La gestione clinica della CFS è complessa. Nei pazienti seguiti presso l’Istituto Tumori di Aviano, tra il 2000 e il 2005, sono stati impiegati farmaci antivirali, immunoglobuline, corticosteroidi, sedativi e integratori. I migliori risultati sono stati ottenuti con antivirali e immunoglobuline, ma con risposte positive solo nel 15% dei casi. Da qui nasce l’esigenza di esplorare nuove strategie terapeutiche, come l’ossigeno-ozono terapia.

L’Ozonoterapia nella Sindrome della Fatica Cronica: i dati

L’Ozonoterapia nel trattamento della Sindrome da Fatica Cronica si basa sulla somministrazione controllata di una miscela di ossigeno e ozono, con lo scopo di migliorare l’ossigenazione dei tessuti, ridurre lo stress ossidativo, modulare la risposta infiammatoria e rafforzare il sistema immunitario. Questa terapia è già utilizzata in molteplici ambiti: dalle patologie muscolo-scheletriche a quelle vascolari, infiammatorie e infettive.

Tra il 2016 e il 2017, 65 pazienti affetti da CFS sono stati trattati con ozonoterapia. La valutazione della fatica è stata effettuata tramite la scala FSS, mentre il dolore è stato monitorato con la scala NRS. Dei 45 pazienti valutabili, l’80% ha ottenuto un miglioramento significativo (>50%) dei sintomi, senza riportare effetti collaterali. Un dato nettamente superiore rispetto a quanto osservato con i trattamenti tradizionali.

Meccanismi d’azione

L’efficacia dell’ozonoterapia nella CFS può essere spiegata da diversi meccanismi:

  • Azione antinfiammatoria: l’ozono modula la produzione di citochine, riducendo quelle pro-infiammatorie (come TNF-α) e favorendo un equilibrio immunitario.

  • Effetto immunomodulante: migliora la funzione dei linfociti NK e delle altre sottopopolazioni linfocitarie, potenziando la risposta alle infezioni virali.

  • Aumento dell’ossigenazione: migliora la perfusione tissutale e l’efficienza del metabolismo cellulare.

  • Effetto antiossidante: bilancia la produzione di radicali liberi e l’attività degli enzimi antiossidanti.

La terapia in pratica

L’ozonoterapia può essere somministrata in forma sistemica (autoemoterapia maggiore) o locale, a seconda delle esigenze del paziente. È importante che la terapia sia eseguita da medici formati, in centri certificati secondo le linee guida della SIOOT (Società Scientifica di Ossigeno-Ozono Terapia), con l’uso di apparecchiature certificate e sicure.